Come non pensare alle ambientazioni realizzate da Ludwig leggendo le parole di Wilde: “I greci mettevano nella stanza della sposa le statue di Ermes e di Apollo, affinché ella potesse generare figli altrettanto ben fatti delle opere d'arte che contemplava nell'estasi o nel dolore”.
Per Sua Maestà nonché Cavaliere del Cigno sembra fatta su misura una frase della prefazione a Il ritratto di Dorian Gray: "ogni arte è insieme superficie e simbolo".
Anche nel suo rapporto con Wagner, egli andava oltre il mecenatismo e l'amore per la musica (per la quale, a sentire il maestro, non aveva affatto orecchio), vivendosi come co-creatore delle opere del grande e adorato compositore, mosso dall'intento di servire la causa germanica su di un piano mistico, grazie a rappresentazioni teatrali profondamente drammatiche ed emozionanti, capaci di generare una sorta di comunione inconscia del quale egli potesse essere centro e origine.
La sua era una concezione idealizzata dei sudditi e dei popoli, umili e coesi come grandi organismi viventi; di lì a poco l'Europa intera ne avrebbe constatato la scomparsa definitiva. Inadeguato nel ruolo di monarca costituzionale, soverchiato dai debiti per le sue imprese architettoniche (i fondi provenivano comunque dalla cosiddetta lista civica reale e non dalle casse statali), incapace di modellarsi concretamente in base a ideali troppo elevati per lui, impossibilitato a vivere con misura le componenti più istintuali ed emozionali, Ludwig appariva candidato al fallimento su tutti i fronti.
Eppure, nel suo sforzo di significare qualcosa egli è riuscito a imprimersi indelebilmente nell'immaginario e addirittura oscurare tutti gli altri regnanti della Baviera.
L'uomo ha bisogno della nozione di regalità, non solo per soddisfare fantasie di potere più o meno illimitato sugli altri e la brama di protagonismo infantile, ma anche per proiettare il desiderio che almeno qualcuno si trovi libero dalle catene della vita materiale e possa ambire a mette sublimi.
È la speranza nella verticalità, cioè che pochi esseri rari o unici si segnalino per merito, eccellenza, superiorità: il sovrano buono, bello e saggio arbitro di giustizia non meno che di eleganza formale, con beneficio e a edificazione di tutti.
Théophile Gautier sette anni prima della nascita di Ludwig, illustrando in forma romanzata lo scenario dell'antichità e rimpiangendo di non essere contemporaneo di Sardanapalo o soltanto di Eliogabalo, scriveva: "Oggi, privato di quello spettacolo abbagliante della volontà onnipotente, di quell'alta contemplazione di un'anima umana il cui minimo desiderio si traduce in azioni inaudite, in enormità di granito e di bronzo, il mondo si annoia perdutamente e disperatamente; l'uomo non è più rappresentato nella sua fantasia Imperiale" (Una notte di Cleopatra 1838)
Ludwig non è stato re sul piano del Potere, ma ha creduto nella rappresentazione dell'Altezza simbolica. La sua genialità è sostanzialmente artistica, la sua è una trascendenza estetica e non etica o spirituale in senso stretto. Lo si pensa dunque volentieri come in uno dei rari dipinti che ne offrono un ritratto, quello del 1880 di Karl Gottlieb Wenig, nel quale egli compare tra le nevi su una slitta rococò dorata trainata da bianchi cavalli e con il seguito in livrea e parrucca del Settecento, vera figura onirica luminosa nella notte innevata.
L'uomo che aveva fatto praticare fori nel soffitto della camera da letto a Hohenschwangau per ottenere l'effetto dei bagliori delle stelle, grazie a lampade a petrolio nella stanza soprastante, era fatto per un mondo che si regge sulla volgarità, la brutalità e l'ignoranza?!
Immaginandolo scivolare sulle acque di un lago su un'imbarcazione a forma di cigno, oppure assorto in uno dei suoi giardini pensili tra palmizi, pavoni e colibrì, viene spontaneo mormorare con Calderon della Barca: La vida es sueño
Appaiono scritte per l'epitaffio le parole da lui indirizzate nel 1865, appena ventenne, a Wagner: "Quando tutti e due saremo oramai morti da tempo, la nostra opera continuerà a essere uno splendido esempio per la posterità, una gioia per i secoli a venire, e i cuori avvamperanno di entusiasmo per l'arte, questo dono di Dio destinato a vivere in eterno".
Mattia Morretta - Tracce vive. Restauri di vite diverse