"Ero l'"uomo in ammollo", la pubblicità di un detersivo. Per tredici anni, quasi tutte le sere, sono entrato nelle case degli italiani".
Cerri è uno straordinario virtuoso della chitarra. Ha suonato con i più grandi musicisti jazz. Oggi, a 87 anni, continua il suo lavoro soprattutto nell'impegno quasi quotidiano con la sua scuola di musica:
"L'abbiamo fondata con Enrico Intra nel 1987. Se sai qualcosa di speciale, è bello poterla trasmettere agli altri. Vado quasi tutte le mattine in questi spazi che il comune ci ha messo a disposizione..."
"Sono un autodidatta che ha imparato suonando. Finita la guerra si ballava nei cortili di Milano. Cominciai a suonare in un' orchestra. Ma senza sapere cosa. Andavo a orecchio. Per caso una sera arrivò Gorni Kramer. Sembrava un domatore di leoni. Imponente. Chiese, con la sua erre blesa, se qualcuno fra noi conosceva dei brani americani. Ero il solo che aveva praticato certa musica. Suonammo insieme. La gente danzava al ritmo dello swing. Da allora, per vent' anni l'ho seguito in giro per il mondo".
... lei ha suonato con Django Reinhardt.
"Suonato è dir poco. Siamo stati amici. La prima volta che lo vidi esibirsi alla tastiera - improvvisava il tema di una melodia francese - mi accorsi che andava su e giù nella scala cromatica con un solo dito, l'indice. Era pazzesco".
Come ci riusciva?
"Veniva dal violino. Era un grande talento. Il resto, forza di volontà. Mi raccontò che aveva perso l' uso dell' anulare e del mignolo della mano sinistra da piccolo. Era andata a fuoco la roulotte in cui viveva e gli si era parzialmente atrofizzata la mano".
Veniva da una famiglia di nomadi.
"Era un gitano e non se ne dimenticò mai. Disegnava roulotte e continuò a viverci dentro. Per tutta la vita. Con lui e Stèphane Grappelli, grandissimo violinista, agli inizi degli anni Cinquanta, abbiamo fatto alcune serate meravigliose. Django fu un genio. Totalmente analfabeta. Ma sono sicuro che non fu lui a scegliere la chitarra, ma la chitarra a scegliere lui".
"...Chet Baker. Ci frequentammo a lungo. Per più di tre anni. Si drogava di brutto. Un giorno gli dissi: ma chi te lo fa fare. Mi rispose raccontandomi una storia. Disse che un lunedì, di molti anni prima, a New York suonò in un locale. Era un'audizione. Capitò che ad ascoltare ci fosse Charlie Parker. Dormiva sdraiato su una sedia. Poi sentendo le note della sua tromba si svegliò di soprassalto e chiese chi fosse quel ragazzo. Fu così che cominciò a suonare nel suo gruppo. Era come Dio, e se Dio si drogava, pensò che, se non altro per fede, avrebbe dovuto farlo anche lui. Questo mi raccontò Chet".
In fondo è una storia di perdizione e seduzione.
"La seduzione tra noi jazzisti conta moltissimo. Chet invidiava la mia normalità. Aveva un animo gentile. Ma tutto questo quando suoni non conta nulla. E quando Chet Baker suonava tirava fuori cose indescrivibili. Ci vorrebbero le sue note per raccontarlo. Posso dire solo che era un poeta morto ad Amsterdam, cadendo da una finestra. Con lui si schiantò la parte migliore di quel jazz intimistico che avevo adorato. Le stesse emozioni le provai solo con Billie Holiday".
Ha suonato con lei?
"Una sola volta. Ma bastò perchè restassi colpito. E frastornato. So che dopo quel concerto la sola cosa che mi veniva di fare era piangere. Era stata fortissima la tensione che avevo accumulato. Lei era una regina. E non l'ho più rivista dopo quella sera. MorÏ in un letto di ospedale pochi mesi dopo. Sorvegliata da un agente della narcotici".
Cos'è la seduzione tra due musicisti?
"Complicità, ammirazione, imprevedibilità. A Gerry Mulligan piaceva da matti come suonavo. Era capace di chiamarmi da Parigi o Amsterdam per chiedermi di organizzare una jam session per la sera dopo. E pretendeva che suonassi sempre il contrabbasso..."
Repubblica La lettura, 1 dicembre 2016
"Sono un autodidatta che ha imparato suonando. Finita la guerra si ballava nei cortili di Milano. Cominciai a suonare in un' orchestra. Ma senza sapere cosa. Andavo a orecchio. Per caso una sera arrivò Gorni Kramer. Sembrava un domatore di leoni. Imponente. Chiese, con la sua erre blesa, se qualcuno fra noi conosceva dei brani americani. Ero il solo che aveva praticato certa musica. Suonammo insieme. La gente danzava al ritmo dello swing. Da allora, per vent' anni l'ho seguito in giro per il mondo".
... lei ha suonato con Django Reinhardt.
"Suonato è dir poco. Siamo stati amici. La prima volta che lo vidi esibirsi alla tastiera - improvvisava il tema di una melodia francese - mi accorsi che andava su e giù nella scala cromatica con un solo dito, l'indice. Era pazzesco".
Come ci riusciva?
"Veniva dal violino. Era un grande talento. Il resto, forza di volontà. Mi raccontò che aveva perso l' uso dell' anulare e del mignolo della mano sinistra da piccolo. Era andata a fuoco la roulotte in cui viveva e gli si era parzialmente atrofizzata la mano".
Veniva da una famiglia di nomadi.
"Era un gitano e non se ne dimenticò mai. Disegnava roulotte e continuò a viverci dentro. Per tutta la vita. Con lui e Stèphane Grappelli, grandissimo violinista, agli inizi degli anni Cinquanta, abbiamo fatto alcune serate meravigliose. Django fu un genio. Totalmente analfabeta. Ma sono sicuro che non fu lui a scegliere la chitarra, ma la chitarra a scegliere lui".
"...Chet Baker. Ci frequentammo a lungo. Per più di tre anni. Si drogava di brutto. Un giorno gli dissi: ma chi te lo fa fare. Mi rispose raccontandomi una storia. Disse che un lunedì, di molti anni prima, a New York suonò in un locale. Era un'audizione. Capitò che ad ascoltare ci fosse Charlie Parker. Dormiva sdraiato su una sedia. Poi sentendo le note della sua tromba si svegliò di soprassalto e chiese chi fosse quel ragazzo. Fu così che cominciò a suonare nel suo gruppo. Era come Dio, e se Dio si drogava, pensò che, se non altro per fede, avrebbe dovuto farlo anche lui. Questo mi raccontò Chet".
In fondo è una storia di perdizione e seduzione.
"La seduzione tra noi jazzisti conta moltissimo. Chet invidiava la mia normalità. Aveva un animo gentile. Ma tutto questo quando suoni non conta nulla. E quando Chet Baker suonava tirava fuori cose indescrivibili. Ci vorrebbero le sue note per raccontarlo. Posso dire solo che era un poeta morto ad Amsterdam, cadendo da una finestra. Con lui si schiantò la parte migliore di quel jazz intimistico che avevo adorato. Le stesse emozioni le provai solo con Billie Holiday".
Ha suonato con lei?
"Una sola volta. Ma bastò perchè restassi colpito. E frastornato. So che dopo quel concerto la sola cosa che mi veniva di fare era piangere. Era stata fortissima la tensione che avevo accumulato. Lei era una regina. E non l'ho più rivista dopo quella sera. MorÏ in un letto di ospedale pochi mesi dopo. Sorvegliata da un agente della narcotici".
Cos'è la seduzione tra due musicisti?
"Complicità, ammirazione, imprevedibilità. A Gerry Mulligan piaceva da matti come suonavo. Era capace di chiamarmi da Parigi o Amsterdam per chiedermi di organizzare una jam session per la sera dopo. E pretendeva che suonassi sempre il contrabbasso..."
Repubblica La lettura, 1 dicembre 2016
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