lunedì 17 giugno 2024

Personaggi cristallizzati

Tra le tendenze che differenziano il romanzo epico dal romanzo, ce n'è una in particolare che a mio avviso può aiutarci a comprendere la distanza sostanziale tra i due generi: l'evoluzione del personaggio.

Nel romanzo epico l’eroe affronta un problema e lo risolve senza che questo problema penetri nella sua anima. Senza una problematicità interiore che lo condizioni, l'eroe non acquisisce quella nuova consapevolezza di sé e del mondo che lo spingerebbe inevitabilmente ad un cambiamento… 

L'eroe è quindi un singolo che si impegna in una ricerca avventurosa che coinvolge esteriormente tutto il suo essere. L'energia vitale del romanzo epico si concentra dunque nel compimento dell'azione. 

Per fare un esempio l'Histoire de Monsieur Mercier Cryptogame del 1830 di Rodolphe Topffer (1799 - 1846) è un lungo susseguirsi di disavventure strampalate nelle quali il protagonista si imbarca per sfuggire alla donna che lo vuole condurre al matrimonio…

Questa forma narrativa si sposa alla perfezione con una narrazione come quella seriale che, data la necessità di ripetersi in cicli teoricamente inesauribili, ha bisogno di un personaggio sempre uguale a se stesso, protagonista di una narrazione prevedibile e immediatamente riconoscibile. 


“... il comportamento del personaggio piatto è largamente prevedibile. I personaggi a tutto tondo, al contrario, possiedono una varietà di tratti, alcuni dei quali sono in conflitto fra di loro e contraddittori; il loro comportamento non è prevedibile - sono capaci di mutare, di sorprenderci, e così via” (Seymour Chatman - Storia e discorso).


Personaggi, dunque, senza evoluzione interiore e dalle caratteristiche definite: Tintin sarà per sempre un giovane avventuriero, Batman sarà  un giustiziere, Asterix disfenderà all'infinito il suo villaggio dalle legioni romane…


L'eroe epico-seriale è così destinato a vestire sempre la stessa forma e la stessa sostanza, imbrigliato in un eterno presente privo di mobilità, costretto ad affrontare all'infinito avventure che si susseguono articolate, ma mai veramente concluse. 


Ricapitolando: il romanzo epico è una narrazione lunga e autoconclusiva, che si svolge in particolare nel tempo dell'avventura. La predisposizione “naturale” all'azione proietta il personaggio verso una visione quasi totalmente esteriorizzata dell'esistenza. L'eroe può quindi riversare la propria condizione e forza interiore nella realtà senza esserne intaccato. Grazie a questa integrità, è un individuo in grado di rimettere in ordine il caos del mondo, senza che questo caos penetri e sconvolga la sua anima. L'esperienza vissuta non causa quindi alcun cambiamento e l'eroe epico rimane così un soggetto statico, idealizzato e sempre uguale a se stesso. La narrazione non riesce a rappresentare una crisi o un individuo in cerca di un senso che non sia apparente. Questo tipo di personaggio può così vivere continuamente avventure senza stancarsi e mutare mai. Queste opere vengono solitamente indirizzate ad un pubblico giovanile…


Un esempio di serie epica è Tex, un western all'italiana incentrato sulla figura di un eroe giustiziare che ad ogni episodio affronta un nemico - un cattivo - riportando sempre la pace e la giustizia nel selvaggio West. Le trame sono standardizzate, il loro schema fisso, le soluzioni prevedibili, le caratteristiche dei personaggi facilmente riconoscibili e definite, l'eroe non viene condizionato dalle avventure e dalle esperienze precedenti e non subisce alcuna trasformazione, se non nel caso dell'evento che lo ha reso un giustiziere. Ma se in una serie epica vengono introdotte caratteristiche sempre più romanzesche, Allora ci si allontanerà dalla “classica” serialità. Il passo successivo alla serie epica sarà quindi la serie romanzata, che affonda le sue radici nella narrazione seriale ma che allo stesso tempo lascia fiorire alcune caratteristiche del romanzo. 


Una delle prime testimonianze di questa incursione romanzesca è il “Dick Tracy” di Chester Gould (1900 -1985)...


In generale, dunque, la serie si differenzia dal romanzo perché non presenta una reale svolta risolutiva che conclude la storia, ma propone continuamente avventure di uno stesso personaggio. Diremo così che, a differenza della narrazione seriale, che si presenta con una struttura aperta, continua e ripetitiva, il romanzo si manifesta come intero e unitario. Intero vale a dire “ciò che ha inizio, centro e termine” (Aristotele); unitario inteso come costruito “attorno a un'azione unitaria” (Aristotele) cioè un obiettivo al cui raggiungimento della storia, la parabola interiore del personaggio e la poetica dell'autore a cui essa è legata, hanno termine…


Nicola Andreani - Graphic novel


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