… il libro tradisce la sua vocazione più alta, quella di non chiudere in sé il mondo ma di mantenerlo sempre aperto.
Un libro non è forse fatto per essere, come un mare, sempre aperto? Non è questo il primo gesto di ogni lettore: aprire il libro, tenerlo aperto sulle ginocchia, sul tavolo, sul letto? Che senso avrebbe un libro che restasse chiuso, e non fosse mai aperto? Un libro chiuso, in fondo, è un controsenso: non è un libro. Come il mare, il libro è una figura straordinaria dell’Aperto. Apre e non chiude il mondo. Un libro è un mare e non un muro.
Se il libro è un mare è perché la sua natura è quella di sovvertire la tentazione del muro, di contrapporsi a ogni spinta che vorrebbe segregare, recintare, rinchiudere l’Aperto del mondo. Il libro è un mare perché porta con sé l'inesauribilità della lettura, in quanto ogni libro può essere letto in mille modi diversi e può dar luogo a infiniti altri libri, perché la "proprietà" del libro è quella di rinunciare a ogni proprietà. Il libro, come il mare, non è mai, infatti, una proprietà che si può acquisire o della quale si può disporre in modo esclusivo.
Massimo Recalcati A libro aperto
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