"Non sopravvaluto il cristianesimo, ma non posso negare che l’Occidente è profondamente cristiano in tutte le sue espressioni, persino quelle atee, perché in Occidente, anche quando si nega Dio, si pensa al Dio cristiano. Il cristianesimo, a differenza della grecità che collocava l’età dell’oro nel passato e guardava al futuro come un’epoca di progressiva decadenza (si veda a questo proposito la Teogonia di Esiodo), ha generato nella cultura occidentale una notevole dose di ottimismo, proiettando nel futuro la speranza di una vita ultraterrena capace di lenire l’angoscia della morte. Questa tonalità ottimistica ha permeato di sé anche la scienza, che guarda al futuro come al tempo del progresso; la medicina che, che con le sue ricerche, ripone nel futuro la speranza della guarigione; la sociologia che, sia nella sua versione riformista sia in quella utopica e in quella rivoluzionaria, guarda al futuro come al tempo in cui è possibile realizzare una migliore giustizia sulla terra. Tutto è cristiano in Occidente, perché il cristianesimo ha inaugurato questa nuova concezione del tempo, non più “ciclico” secondo i ritmi della natura, ma “escatologico”, dove alla fine (éscha-ton) si sarebbe realizzato quello che all’inizio era stato promesso. E forse, proprio perché promosso da questa fiducia nel futuro, l’Occidente, senza finte ipocrisie, ha sopravanzato le altre culture. Persino la rivoluzione francese e l’illuminismo, che lei legge come antitetici al cristianesimo, ripropongono, in forma secolarizzata, i valori cristiani di libertà, uguaglianza e fraternità."
Umberto Galimberti
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