"Il marchese di Roccaverdina" - Luigi Capuana (1901)
Il marchese di Roccaverdina, un uomo di nobile lignaggio che mise in casa una popolana, serva concubina, di cui si era innamorato perdutamente ma che non ebbe il coraggio di sposare, rendendola marchesa (scandalo nello scandalo). Preferì allora costringerla a sposare un suo lavorante, Rocco Criscione, obbligandoli a un giuramento solenne. Lui non avrebbe dovuto toccarla nemmeno con un dito e lei... nessuna smanceria nei suoi confronti. Ma il sospetto e la gelosia presero il sopravvento e, imbracciato il fucile, tesagli un'imboscata, Rocco Criscione cadde morto per mano del marchese. Del delitto fu incolpato un innocente che finì in carcere a scontare una pena non commessa e in carcere morì, lasciando in balia della fame e della disperazione la moglie coi suoi figlioletti.
Inseguito dalla sua coscienza e dalle morti che le sue scelte avevan prodotto, cercò conforto in un'improbabile confessione di cui presto si pentì per aver messo a conoscenza del suo delitto un uomo, quantunque prete e obbligato al segreto confessionale.
Cercò svago impegnandosi in affari di grande importanza che lo distraessero dai lugubri pensieri che a tratti lo inseguivano. Tentò di cambiare abito mentale persuadendosi che le questioni religiose eran fandonie inventate dai preti per tenere in iscacco le coscienze dei deboli.
Tentò persino di cambiar vita, dimenticando l'amata donna d'un tempo (ora lontana e odiata oltre misura), sposando un'antica fiamma della giovinezza perduta, una donna di una casata nobile, sebbene decaduta, ancora illibata e segretamente di lui ancora innamorata.
Ma a nulla questi accorgimenti servirono per tenere a bada il rimorso e l'orrore di quanto aveva commesso. Quel chiodo piantato nell'anima sembrava conficcarsi in lui sempre più profondamente, fino a spezzargli il cervello. Finché un giorno, svegliatosi di soprassalto da un sonno affannato, pieno di incubi, si alzò e, imbracciato il fucile si diresse verso il luogo dell'omicidio, determinato a sparare contro l'ombra del morto da lui ammazzato per gelosia in quella maledetta sera.
Precipitò così nella follia, smaniosa e furente dapprima, per cui non si poteva non tenerlo legato con corde alla sedia, silente e malinconica poi, quando l'ebetudine repentinamente lo aprossimò alla morte.
In questo ultimo tratto di vita, precipitato nella demenza, non fu la marchesa ad assisterlo, che, travolta dal dolore e dall'orrore per quel che era accaduto, subitamente lasciò quella casa maledetta, ma l'antica amante che saputa la notizia lasciò Modica in tutta fretta e dopo due giorni di viaggio lo raggiunse in quella casa in cui serva e concubina aveva vissuto per lunghi anni, fino alla sciagurata decisione, impostagli dal marchese, di sposare per pura forma e convenienza Rocco Criscione, uomo fra i suoi più fidati e sfortunati.
Nessun commento:
Posta un commento