“Filosofo geniale e un po' folle, suona Schubert e come spin doctor ha scelto Brecht. È il segretario di partito che di recente ha colpito il cuore e la mente di molti italiani, soprattutto a sinistra. Ma per trovarlo bisogna rivolgersi allo scrittore e regista Roberto Andò, che l'ha messo in scena nel suo film pluripremiato Viva la libertà.
Perché il segretario di partito? Non vengono in mente altri film incentrati su questa figura.
"Credo di essere stato l'unico regista italiano ad averne fatto il cuore di un racconto. Le ragioni di una scelta si scoprono sempre a posteriori. E io le ho capite leggendo Anatomia di un istante di Javier Cercas".
Cosa dice Cercas?
"È rimasto molto colpito da un sondaggio inglese: un quarto della popolazione crede che Churchill sia stato un personaggio di finzione. Ecco, mi sono detto: tra vent'anni un quarto degli italiani crederà che quello del segretario di partito sia stato un ruolo di pura invenzione. È infatti una figura che sta scomparendo".
Però, per sceglierlo, ci si divide.
"Sì, ma è una figura dell'impotenza, la testimonianza quasi tragica di un mondo al tramonto. Togliatti o De Gasperi raccontavano una certezza di sé, i loro pronipoti incarnano l'indecisione e l'inadeguatezza, amministratori di un potere che passa per altri canali. Sovrani detronizzati, ecco ciò che appaiono. Personaggi quasi paradossali, che possono dar vita a una farsa".
Il trono vuoto: è anche il titolo del suo romanzo che ha suggerito al film la storia del segretario folle.
"Sì, un titolo scelto non a caso. Questa idea mi viene da un bellissimo romanzo di Carlo Levi, L'orologio, che registra l'inaridimento della politica nell'immediato dopoguerra. Nel libro è contenuta una profezia: se sulla passione prevarrà l'intrigo, i partiti sono condannati a morire. E il funzionario di partito viene ritratto come prigioniero dentro una scacchiera: basterebbe un colpo, dice Levi, per liberarlo e ridare senso alla politica".
Per ridare senso alla politica lei s'inventa un fratello matto del segretario, che lo sostituisce alla guida del partito.
"Sì, è lui che fa saltare la scacchiera e tutto quello che comporta. Ho scelto una figura eccentrica, anche un po' depressa, perché solo un estraneo poteva far saltare codici imbalsamati. Un segretario che sceglie come spin doctor Brecht e non Maurizio Costanzo. Un leader profondamente nutrito di cultura, perché cultura è progetto e conoscenza, non una cosa polverosa".
Un segretario che non va mai in tv, ma solo tra le persone. Vera fantascienza.
"Sì, mi sono preso qualche libertà filologica".
A questo leader fasullo spetta riportare la politica dentro la realtà…
L'epilogo del suo film è enigmatico. Chi resta alla guida del partito: il segretario vero o quello falso? Il burocrate o il genio? O una sintesi perfetta di entrambi?
"Massimo Cacciari ha detto che ogni uomo politico ha dentro di sé un estraneo che cerca di raggiungere. Forse questa è la chiave della politica del futuro..."
Simonetta Fiore - Repubblica, 5 dicembre 2013
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