venerdì 28 giugno 2024

Un tipo particolare di cecità

Il suo era un tipo particolare di cecità, sviluppatasi gradualmente a partire dai trent’anni e divenuta totale solo dopo il suo cinquantottesimo compleanno. Era una cecità attesa fin dalla nascita, perché Borges aveva sempre saputo di avere ereditato una vista debole dal bisnonno e dalla nonna inglesi, morti entrambi ciechi. Anche il padre aveva perso la vista, più o meno alla stessa età, ma a differenza di Borges l'aveva riacquistata qualche anno prima di morire grazie a un'intervento. Borges parlava spesso della sua cecità, per lo più in una prospettiva letteraria: in una famosa poesia, essa gli appare una dimostrazione dell' “ironia” di Dio, che gli ha dato “libri e notte”; ma anche sotto il profilo storico, come quando ricordava celebri poeti ciechi quali Omero o Milton; e con accenti superstiziosi, dato che era il terzo direttore della Biblioteca Nazionale, dopo José Marmol e Paul Groussac a essere colpito dalla cecità. A volte sembrava invece animarlo un interesse quasi scientifico, come quando si lamentava di non poter più vedere il nero nella grigia nebbia che lo circondava, e si rallegrava del giallo, l'unico colore che gli fosse rimasto, il colore delle amatissime tigri e delle rose che preferiva, stravaganza che induceva gli amici a comprargli vistose cravatte gialle a ogni compleanno e Borges a citare Oscar Wilde: “Soltanto un sordo può portare una cravatta come quella”. Altre volte, infine, il tono era elegiaco, come quando diceva che la cecità e la vecchiaia sono modi diversi di essere soli. La cecità lo costringeva nella cella solitaria in cui compose le ultime opere, costruendo nella sua mente un verso dopo l'altro prima di dettarli a chiunque fosse a portata di mano. 

Alberto Manguel  Con Borges


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