sabato 3 agosto 2024

Il mestiere di scrivere

Scrivere è un mestiere. Ritorna la guida di Francesco Piccolo.

La riedizione del libro del 1994.


Scrivere è un tic, di Francesco Piccolo, fin dal suo primo apparire nel 1994 divenne subito un libro di culto, un manuale agile con storie di scrittori e stili di vita, un vademecum in cui raccolse i metodi degli autori più celebri della storia della letteratura, mettendone insieme le abitudini, la tipologia di lavoro, entrando nella loro officina e capendone i segreti, sbirciando di continuo nella cassetta degli attrezzi...

Tra i tanti esempi citati da Piccolo c’è il metodo di Hemingway che poi fu ripreso da Garcia Marquez, andare a dormire lasciando un elemento in sospeso sulla pagina, quell’elemento, quel passaggio che si riprenderà il giorno dopo quando si ricomincerà. Un modo per allontanare lo spettro della pagina bianca, ma soprattutto per proseguire su una strada già battuta…

La disciplina è d’obbligo, anche se a volte il rigore sfocia nel perfezionismo e in un’ossessione senza limiti come nel caso di Carver, delle trenta stesure per un racconto, e anche di più per una singola poesia.

Così altro elemento imprescindibile condiviso da molti grandi del passato è la riscrittura, mettere meglio a fuoco una frase, un paragrafo, la singola parola come faceva Flaubert, far riposare il testo, ritornare da lui quando si sarà raffreddato, questo nel caso di Hrabal che una prima stesura custodiva in un cassetto fino a riprenderlo dopo un po’ di tempo in modo da valutarlo sotto una luce diversa. Addirittura Pratolini custodiva il manoscritto in un mobile per un anno intero, fino a riscrivere daccapo quando lo recuperava. Non bisogna mai dimenticare la dimensione solitaria della scrittura, una croce inevitabile come ripeteva Henry James che inseguiva il rigore della solitudine e lasciava il mondo fuori, una sospensione della vita in favore dell’arte.

Dove si scrive è un altro fattore importante. Chi come Don DeLillo non si muove da casa, dalla sua stanza, è rassicurato da foto, suppellettili, rumori abituali, a differenza di chi come Sartre o ancora Hemingway scrivevano al tavolino di un bar. Addirittura Chatwin accordava il ritmo della frase e lo perfezionava mentre camminava. Insomma, tanti modi, tanti tic diversi per il mestiere di scrivere.

Pier Luigi Razzano - Repubblica, 29 luglio 2024


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