sabato 10 agosto 2024

Salto generazionale

Non è vero che l’adolescente non desidera avere rapporti con l'adulto: è che l'adulto gli si propone sempre con il solito cliché del “dover essere” e non favorisce la strategia, senz'altro vincente, che è quella di lasciare che si esprima per quello che è.

L'adulto spesso trasferisce nel ragazzo un'accelerazione nei tempi “produttivi” che non rientra nella filosofia di vita del giovane, che sa di avere a disposizione una considerevole quantità di anni davanti a lui e vuole “prendersela comoda”.

Il genitore, l'insegnante, invece, hanno sempre presente, anche se non intenzionalmente, il tempo che fugge e gli anni che restano da vivere e con questo atteggiamento, imperniato sulla fretta, si pongono al cospetto del giovane.

Per giunta spesso l'adulto ritiene che il giovane non abbia nulla da dirgli che lui già non sappia, perché “lui quegli anni li ha già vissuti e quelle esperienze le ha già fatte”.

Niente di più inesatto: ogni persona vive i suoi anni e le situazioni che incontra hanno un senso in quel contesto, con i valori ed i modelli educativi del tempo. 

Quindi l'adulto, non fosse altro perché ha modo di confrontare i suoi “vissuti” trascorsi con quelli che vive l'adolescente, simili ai suoi forse negli elementi che lo compongono, ma profondamente diversi nello “scenario” in cui sono “ambientati”, farebbero sempre bene a prestare ascolto a ciò che dice chi è molto più giovane di lui.

Ernesto Albanello  A scuola di emozioni. Per una pedagogia dell'ascolto



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