La democrazia è un sistema di governo molto compiacente. Può ospitare tante cose, senza abbandonare il suo nome. La classe politica, proprio per la ragione che tu hai indicato, non rinuncerebbe a dirsi democratica.
Se consideriamo i risultati della riflessione critica sulle forme politiche del nostro tempo, siamo sorpresi nel constatare che alla massima estensione spaziale della democrazia corrisponde un insicurezza, anzi uno scetticismo crescente, diffuso e diffusivo. Solo vent'anni fa le democrazie si distinguevano in relazione al rapporto con la loro base sociale: democrazie liberali, proletarie, sociali, socialiste, per esempio. Erano formulazioni di teoria politica che denotavano, in modo neutro, specie diverse di forme politiche.
Ora le democrazie si connotano, in generale, con specificazioni tutte negative. Nella meno impegnativa delle ipotesi, si parla di “post-democrazia”: meno impegnativa perché ci dice che siamo “oltre” la democrazia, senza però chiarire dove siamo andati a finire. Con oscuri presagi e con allusione a processi degenerativi, si parla di “democrazie mature” o “tardo democrazie”: ancora democrazie, ma al tramonto. Altri parlano di democrazie di “poca o senza qualità”. Alludendo poi alla crescita di fattori autoritari dentro le forme della democrazia, si è parlato di “democrazie tenute a bada” (managed democracies), si è coniato il neologismo “democratura”, sul cui significato non c'è da spendere parola, e si è giunti infine alle “democrazie senza democrazia”. Il “dispotismo democratico” sembra a qualcuno il destino della democrazia di massa preconizzato da Tocqueville. È diventato espressione di uso comune, che non fa più sobbalzare nessuno.
Dobbiamo tenere conto che non si tratta di spericolate formule che vogliono colpire l'immaginazione di menti semplici. Sono il risultato di documentati e ragionati esami delle condizioni attuali delle società che si autodefiniscono democratiche, condotti da distinti studiosi per mezzo di misurazioni empiriche secondo parametri dettati dall'evidenza (elezioni e loro regolarità, associazionismo politico, pluripartitismo, libertà di informazione, diritti fondamentali, diritto al dissenso, ecc.). Una volta si misuravano i progressi della democrazia, oggi i regressi.
Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky - La felicità della democrazia
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