«Volete divertirvi, marchese?». Don Stefano sbuffava. In presenza del marchese, gli toccava di contenersi, ed era una gran sofferenza per lui. Il marchese, che lo sapeva, sedendosi gli faceva il patto: «Senza bestemmie, don Stefano!». «Ma il giocatore deve sfogarsi! Voi parlate bene! Debbo crepare?» E un giorno, a ogni svista del compagno, a ogni giocata andatagli a male, don Stefano, invece di dirne qualcuna di quelle da schiodare dal Paradiso mezza corte celeste, fu visto togliersi rabbiosamente di capo la tuba, sputarvi dentro e rimettersela, subito. «Che fate, don Stefano?»
«Lo so io! Debbo crepare?... Questa vale per Giove...»
E buttò la carta picchiando forte con le nocche delle dita, quasi volesse sfondare il tavolino.
Sembrava che quella volta i tarocchi lo facessero a posta, e il compagno pure. E don Stefano, a cavarsi rabbiosamente di capo la tuba, a sputarvi dentro e rimettersela subito.
«Che fate, don Stefano?»
«Lo so io!... Volete che crepi?»
Soltanto all'ultimo, quando egli, fuori dei gangheri, scaraventava la tuba per terra, gli astanti si avvidero della figurina del Cristo alla Colonna ficcata là in fondo, contro la quale egli aveva inteso di bestemmiare, silenziosamente, a quella maniera!... Doveva proprio crepare?
Luigi Capuana - Il marchese di Roccaverdina
Grazie... mi hanno segnalato questo blog di Giochi e mi piace molto...
RispondiEliminaGrazie Anna per il tuo apprezzamento
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