venerdì 27 marzo 2015

Democrazie a rischio


Un lento scivolare dalla tolleranza all'indifferenza, dalla libertà alla licenza, dalla critica al relativismo assoluto, dall'uguaglianza all'egualitarismo. Il rischio incombente per le democrazie è "l'ultrademocrazia", esasperazione dei principi che hanno costruito le società moderne, fino a capovolgerli.

Nel nuovo saggio L'Esprit Démocratique des Lois, la politologa e sociologa Dominique Schnapper sostiene che la democrazia deve essere protetta prima di tutto da se stessa e da un nuovo "fondamentalismo democratico" attraverso il quale il cittadino si comporta più che altro da individuo, trasformando in vizi privati le pubbliche virtù.

Secondo l'intellettuale francese, figlia di Raymond Aron, il "vivere civile" non è solo minacciato dagli abusi di potere, dall'incremento delle disuguaglianze, dalla violazione dei diritti fondamentali o da nuove discriminazioni. Le democrazie che hanno vinto sui totalitarismi nel Novecento, entrano nel ventunesimo secolo con il rischio di essere vittime del proprio successo e delle smisurate ambizioni interiorizzate da quello che Schnapper chiama l'homo democraticus.

Quali sono i "nemici interni" della democrazia di cui parla?

«Mai nella storia dell'umanità, le società democratiche sono state così libere, tolleranti, ricche. Ma proprio questa straordinaria evoluzione potrebbe provocare una "corruzione" dei principi democratici che paventava Montesquieu in uno dei capitoli de Lo spirito delle leggi.

Il termine corruzione non va inteso in senso morale, ma come disfunzione di valori. Significa tradire i principi fondativi del "governo repubblicano", altra espressione di Montesquieu che profetizzava il rischio di "leggi che rendono liberi di essere contro le leggi"».

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«L'homo democraticus ha prima abolito le norme imposte dalla volontà divina, poi ha rifiutato le norme imposte dalla Natura. Ora la contestazione punta contro regole stabilite, ovvero contro la storicità di norme ereditate dalle generazioni precedenti. Ma è una transizione molto delicata perché la democrazia si basa su una comunità di individui che condividono una visione del mondo, è questa l'unica forma di trascendenza repubblicana ».

Anche il diritto di critica ha superato ogni limite?

«Le società democratica è imperfetta, come tutte le società umane, anche se ha la particolarità di sottoporsi all'analisi critica dei suoi membri. Insieme al rischio di democrazia estrema, c'è anche quello di una critica estrema. La contestazione è legittima se si concentra sulle decisioni politiche e sulle persone, non lo è se attacca le istituzioni. Bisogna evitare un fondamentalismo democratico, prediligendo la critica relativa alla critica radicale, cercando di contestualizzare i costi sociali e politici delle decisioni, riferendosi al passato e ad altri esempi nel presente. È facile cedere alla denuncia radicale, spesso più visibile sui media e nel mondo intellettuale. Eppure è la critica ragionata e ragionevole, prosaica e autocritica, che forma l'ordine democratico, in tutta la sua modestia».

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Anais Ginori - Repubblica, 23 febbraio 2014

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