sabato 1 giugno 2024

Pellegrina e straniera

Devota al sacro come un pellegrino e curiosa come uno straniero. È forse una delle definizioni che più la Yourcenar avrebbe apprezzato, perché restituisce il senso e l'immagine del suo perpetuo moto circolare, la sua maniera di essere partecipe e al contempo di restare a distanza, fiera di essere autocentrata e tuttavia attenta a cogliere nei luoghi e negli uomini il rimando agli enigmi fondamentali dell'esistenza. 

Nel libro postumo che reca appunto il titolo Pellegrina e straniera (1989), sono raccolti numerosi saggi, in parte inediti, che abbracciano un arco di quarant’anni e rivelano non solo la solidità dell'impianto culturale ma anche la multiforme varietà dei suoi interessi, una vivacità intellettuale che spazia dalla musica alla pittura, dalla storia alla poesia e al teatro. 

Nessuna scrittrice del Novecento ha valorizzato più della Yourcenar la tematica dell'omosessualità maschile nella letteratura e di riflesso nella più vasta comunità intellettuale; qualcosa di vagamente simile, solo da tale punto di vista e in miniatura, è stata in Italia Elsa Morante (ad esempio con L'isola di Arturo 1957).

Pur non facendone l'argomento di un "discorso" e anzi, servendosene come una sorta di luogo comune artistico alla maniera degli antichi greci e latini, si intravede nel suo lavoro quasi un intento riparatore o risarcitorio per la sofferenza causata dalla grettezza del contesto, espungendo l'omosessualità dalle componenti volgari, banali, grottesche, e recuperandola all'innocenza di una sorta di età dell'oro della libera intimità. Inoltre, appare evidente la sua presa di posizione, il fatto che si adoperi per "promuovere" e far apprezzare autori omosessuali. A cominciare da Alexis o il trattato della lotta vana (1927-1928), il suo primo vero libro, nonostante precedenti tentativi di prosa e poesia. 

Il romanzo in forma di lettera segna l'inizio della sua parabola di scrittrice col nome col quale è a tutti nota, non a caso coincidente con la morte del padre, quasi si trattasse di una rinascita e di un nuovo battesimo con le generalità da lei decise e dettate al mondo: il cognome di famiglia era de Crayencour e nello scegliersene un altro, pur se in forma anagrammatica, siglava la rottura con tutti gli altri legami parentali e la separazione dalla dimensione privatistica. 

Rifiutato da Gallimard, Alexis era stato pubblicato nel 1929 dalla piccola casa editrice Sans-Pareil, il cui direttore René Hilsum aveva creduto che dietro lo pseudonimo di Marg Yourcenar si celasse un uomo misterioso.

Mattia Morretta - Tracce vive. Restauri di vite diverse




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