Il dialogo - dia-logos equivale a parola trasversale, parola che va e viene - è il discorso che si sviluppa a più voci, a partire da una che si rivolge a un'altra, per ritornare indietro e ricominciare, senza che si sappia dove porterà, e nemmeno se porterà da qualche parte.
Potrebbe perfino accadere che, alla fine, ciascuno debba andarsene per la sua strada, come se nulla fosse accaduto. Ogni dialogo veritiero, perciò, è una scommessa. Sebbene presupponga uno scopo cooperativo e una disponibilità a mettere in gioco le proprie idee per cercarne insieme di nuove, l'esito è aperto. Non si sa in anticipo se produrrà accordo o disaccordo; se sarà costruttivo, distruttivo o vano. Dialogare è difficile: occorre ammettere a priori la possibilità di uscire diversi da come si era all'inizio, di abbandonare convinzioni precedenti, di riconoscere i propri errori.
Per questo siamo così disabituati al dialogo. Siamo tutti legati alle nostre idee; anzi, le nostre idee ci legano e, al tempo stesso, ci proteggono e danno sicurezza. Ci sembra che, se le si tocca in qualche modo, siamo noi stessi a essere intaccati. Se siamo colti in fallo, non ci sentiamo liberati da un errore, come dovrebbe essere, ma ci sentiamo umiliati. Così sebbene da ogni parte s’invochi il dialogo come toccasana di ogni difficile convivenza, raramente se ne accettano i presupposti e le conseguenze. Spesso si chiama dialogo ciò che è mera giustapposizione di discorsi che non si incontrano, oppure ciò che è sopraffazione di parole che cercano di prevalere, come nelle dispute politiche davanti a un pubblico che vuole parteggiare, non ragionare.
In ogni caso, anche se pare essere, o effettivamente è, inconcludente, ogni dialogo veritiero un risultato positivo lo raggiunge: ingenera il dubbio, che è il tratto distintivo più prezioso e autentico del pensiero umano. Non sarebbe poca cosa, in un'epoca come la nostra in cui, forse come difesa nei confronti degli immani problemi del tempo presente, gli intelletti sono indotti alla rinuncia, cioè al dogma o alla rassegnazione.
Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky - La felicità della democrazia
Nessun commento:
Posta un commento