giovedì 30 gennaio 2025

Le due facce della democrazia

Prologo

La parola è piena di promesse. Dal tempo in cui, duemilacinquecento anni fa in Occidente, si è incominciata la riflessione sull'organizzazione politica delle società umane e di questa riflessione ci è rimasta memoria, la parola democrazia ha fatto un lungo viaggio ideale:  indicava allora (basti pensare al libro VIII della Repubblica di Platone) il peggiore flagello che potesse abbattersi su un popolo; indica oggi un'aspirazione che progressivamente si è diffusa fino a diventare universale. La parola democrazia sembra ora contenere tutto ciò che di buono, di giusto e di bello ci si può attendere dalla politica. Per questo ogni giustificazione dell'agire politico deve per forza richiamarsi alla democrazia. Questo è il lato della medaglia dove è iscritta e luccica la parola democrazia. 

Sull'altro lato della medaglia, c'è la cosa. Ciò che vi vediamo è la frustrazione continua e crescente delle aspettative alimentate dalla parola. Quello che brilla da un lato è opaco dall'altro. La democrazia, per riprendere un'espressione di Norberto Bobbio, ci appare il regime delle ”promesse non mantenute”: una fata Morgana che distribuisce illusioni, nel migliore dei casi; nel peggiore, una maga Circe che, dagli esseri umani, adescandoli, tira fuori il lato meno nobile. Dunque, un regime dell'inganno e della corruzione. Anzi, un regime che seduce con l'apparenza per dissimulare una cosa repulsiva: il governo consegnato alla parte peggiore degli esseri umani.

Tra questi poli - la speranza e la disillusione, l'idealismo e il realismo - si svolge oggi il dibattito. Realisticamente, cioè guardando in faccia non la parola ma la cosa, non la teoria ma la pratica, si è giunti a formulare una domanda: “democrazia, perché?”. È un interrogativo retorico, dettato da sfiducia e rassegnazione, che va alla radice, che misura la distanza tra ciò che la democrazia dovrebbe essere e ciò che invece è. E’ la tensione cui non si può sfuggire se non cedendo ingenuamente alla vuota utopia, o all'abdicazione degli ideali, cioè al realismo senza speranza.

Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky - La felicità della democrazia



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