Mi ha detto la Pachiochia che donna Armida un tempo era ricca, ricca assai. Viveva in un palazzo al Rettifilo con la servitù. Confezionava i vestiti alle meglio signore della città e teneva conoscenze. Il marito, Don Gioacchino Saporito, stava quasi quasi per comprarsi l'automobile. Secondo la Zandragliona, però, donna Armida si era fatta strada leccando i piedi, con rispetto parlando, ai fascisti. Poi, quando il fascismo cadde, lei tornò magliara, proprio come aveva iniziato. Il marito, che era stato un pezzo grosso, fu arrestato e interrogato. Tutti si aspettavano una punizione: una condanna, la galera. Invece poi non se ne fece più niente. Disse la Zandragliona che c'era stata l'amnistia. Che è come quando mia mamma Antonietta scoprì che avevo rotto la zuppiera per i maccheroni che le aveva lasciato la buonanima di sua madre Filumena, pace a lei e salute a noi, e allora mi disse: "Levati davanti agli occhi miei sennò ti uccido di mazzate". E io me ne scappai dalla Zandragliona e non mi feci vedere per due giorni. Il marito fascista di Don Armida fu lasciato libero, se ne tornò a casa e nessuno gli disse più niente. Adesso fanno i magliari dentro un basso, nel vicolo a fianco al mio.
Viola Ardone Il treno dei bambini
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