martedì 14 gennaio 2025

Paolo e Francesca

Tra i celebri baci raccontati nella letteratura europea, nessuno ha suscitato un fiume di commenti e di interpretazioni come quello di Paolo e Francesca. Questi versi del V canto dell’Inferno, infatti, hanno dato, per secoli, filo da torcere ai più diversi esegeti. Dante, nel secondo cerchio dei lussuriosi dove sono condannati gli incontinenti che piegano la ragione alla passione («i peccator carnali/ che la ragion sottomettono al talento» 38- 39), viene colpito da due anime, che a differenza delle altre, si muovono accoppiate («parlerei a quei due che ‘nsieme vanno » 74): si tratta di Francesca da Polenta e di Paolo Malatesta, cognati, che a causa della loro relazione adulterina vengono poi uccisi dal deforme Gianciotto, marito di lei e fratello dell’amante (della tragedia, probabilmente avvenuta tra il 1283 e il 1286, non c’è traccia nelle cronache del tempo).

Prima di raccontare l’assassinio, Francesca si sofferma sulla natura universale dell’amore (la parola «Amor», in sequenza anaforica, apre tre terzine consecutive: vv. 100, 103, 106), con celebri versi come «Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende» (formula molto cara allo “stil nuovo” e allo stesso Dante, in cui si ribadisce che l’amore infiamma facilmente il cuore nobile) o «Amor, ch’a nullo amato amar perdona» (amore non consente a chi è amato di non ricambiare, a sua volta, l’amore).

Lasciando da parte le diverse spiegazioni di questa “premessa” in cui riecheggiano anche le diffuse riflessioni di Andrea Cappellano sull’amore – alcuni la considerano una strategia per addossare alla forza dell’amore la colpa del tradimento, altri insistono al contrario sull’autocondanna – rimane molto interessante l’analisi delle circostanze in cui gli amanti scoprono la loro reciproca passione.

Francesca narra nel dettaglio il momento fatale. I cognati stanno leggendo il romanzo francese in cui si racconta la storia dell’innamoramento di Lancillotto (valoroso cavaliere della Tavola Rotonda) e di Ginevra (moglie di re Artú). Sono soli e non hanno nessuna percezione («alcun sospetto») del pericolo che stanno correndo. E mentre la lettura provoca più volte l’incrocio dei loro sguardi facendoli impallidire, solo un episodio si rivela decisivo: quando viene narrato il bacio di Lancillotto a Ginevra (in realtà nel romanzo è la regina che bacia il cavaliere), Paolo bacia Francesca («la bocca mi baciò tutto tremante»).

Dante, turbato e commosso dalla tragica vicenda dei due amanti, sviene («E caddi come corpo morto cade» 142). L’amore impossibile di Lancillotto e Ginevra diventa lo specchio in cui si riflette l’amore impossibile dei due cognati. Ecco perché il libro è Galeotto (il personaggio che nel romanzo farà da mezzano tra i due amanti): la letteratura può ispirare la vita, proprio come la vita ispira la letteratura. Lo hanno imparato, in contesti molto diversi, anche Don Chisciotte (avido lettore di libri di cavalleria) e Madame Bovary (innamorata di racconti d’amore). Buoni o cattivi lettori, poco importa! Un libro può cambiare la vita. 

Roberto Burchielli - 20 maggio 2016 - Corriere della sera / Sette


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